NORMATIVA SULLA CRISI D'IMPRESA

PROPOSTE DI RIFORMA DELLA NORMATIVA SULLA CRISI DI IMPRESA: ALCUNE CONSIDERAZIONI

Recentemente, nell'ambito della riforma della crisi di impresa, si è assistito a numerose prese di posizione in merito ai limiti che obbligano a nominare l'organo di controllo nelle SRL, con prospettive di revisione al rialzo di tali limiti in nome del costo che l’adozione dell’organo di controllo comporta per le imprese.

Naturalmente non bisogna stupirsi se l'onda viene cavalcata dalla politica.

Il problema è quando la protesta viene dagli addetti ai lavori. In questo caso diventa un problema culturale; l'imprenditore medio italiano non è abituato a programmare e si limita a valutare il proprio orticello; il collegio sindacale diventa allora un fastidio e un costo non necessario.

I professionisti delle materie economiche sono sempre più distanti dalle imprese, impegnati a testa bassa ad inseguire adempimenti sempre più numerosi e sempre meno remunerativi, con un valore aggiunto pressochè nullo per il cliente.

Ce ne rendiamo conto quotidianamente, negli ultimi mesi, ogni volta che prospettiamo ai nostri clienti la necessità di dotarsi di un organo di controllo. “Ma dottore, anche questo? Ma quanto mi costa? E poi l’idea di una persona che mi viene a controllare già mi infastidisce…“.

Non ci si rende conto che professionisti con esperienza specifica (ad un costo tutto sommato limitato se paragonato alle sempre crescenti responsabilità, anche penali), apportano più vantaggi che oneri.

L'analisi e le eventuali correzioni del sistema organizzativo che ogni sindaco deve fare apportano quasi sempre miglioramenti che l'imprenditore apprezza e speso comportano benefici di gran lunga maggiori rispetto al costo del compenso.

Se si compie una analisi organica della nuova normativa, non si può non vedere che il Legislatore ha – correttamente – pensato il controllo interno in una fase precedente alla segnalazione dello stato di crisi; com'è possibile non comprendere che è meglio avere un organo (più o meno interno) preposto ad anticipare la crisi piuttosto che una segnalazione da parte di un organo terzo, a crisi ormai conclamata?

Siamo di fronte ad una occasione storica forse sottovalutata: modificare il dna della piccola e media imprenditoria italiana. Dall’abitudine a pensare solo al presente verso una visione orientata a programmare il futuro; dal piano industriale presente solo nella testa dell’imprenditore ad una pianificazione pensata dall’impresa ma condivisa con professionisti qualificati, formalizzata sulla carta in un business plan e spendibile con il sistema bancario e finanziario. La verifica dell’organo di controllo garantisce infatti la serietà degli interventi programmati (peraltro, gratuitamente perché compresa nell’onorario quale organo di controllo).

Il sistema deve farsi carico della responsabilità e, come professionisti, dobbiamo liberarci dal ruolo del taxman e tornare a fare consulenza, dentro le imprese ed a fianco dell’imprenditore. Solo così torneremo ad essere un valore aggiunto per i nostri clienti e, indirettamente, per un sistema economico che ha urgente necessità di ripartire.

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